INTO THE WILD: woop sul Cevedale!

Woop su jobike ci ha abituati a percorsi arditissimi quanto strepitosi per paesaggi ed atmosfere... anche questa volta ci lascia di sasso e di ghiaccio documentando questa che più che escursione è giusto chiamare "spedizione" sul Cevedale!  

Che dire se non una raccomandazione: sono percorsi estremi, non avventuratevi in giri simili senza una adeguata preparazione fisica, tecnica e del mezzo, ed in ogni caso sempre attenzione alla propria sicurezza!

INTO THE WILD

Ciao,
ecco un recentissimo giro sul Cevedale


Si parte con bel tempo, con una salita jeeppabile di avvicinamento verso i sentieri che portano ai ghiacciai




Superata quota 2500 m. incontro dei resti di fortini militari della prima guerra mondiale, tutto sommato ancora in buon stato. Ogni volta che mi capita di vederne uno, mi torna sempre ben in mente quanto tutti noi, militari compresi, siamo dei veri fighetta al confronto degli uomini che durante la guerra resistevano e morivano quassù in mezzo al gelo implacabile. Ma viene per forza in mente anche la differenza tra la nostra società moderna in cui i popoli migrano e chi invece, tanti anni fa, dava la vita senza esitazione per proteggere la propria nazione ed i propri cari. 




Prosegue lungo la costa sul versante meno esposto lungo dei saliscendi, il clima comincia a cambiare, siamo a metà settembre ma sento già il freddo invernale.




Il tracciato si snoda intorno ad un bel torrente, con punti panoramici come quello in foto. Mi sto abituando al freddo, ma so che dove son diretto non può che peggiorare.




Tra 2600 m. e 2700 m. inizio a trovare un po’ di neve sul fondo. Le montagne bianche son sempre più vicine, ed ispirano alla salita senza sosta.




Superati i 2800 m. finisce il tracciato pedalabile ed inizia l’avanzata verso il ghiacciaio. Incontro questa zona rocciosa in cui, forse per fenomeni di climatizzazione legati al fondo particolarmente assorbente, la neve si è sciolta. Anche la temperatura in questa conca sembra essere più mite.




Con un po’ di fatica avanzo nella tundra, in mezzo a piccole rocce e neve sempre più presente. Tutto quello che avevo da mettermi addosso l’ho messo, ma il freddo si sente ugualmente.






Arrivo in prossimità di quota 3000 m. , la bici non ha più alcuna trazione per salire a causa della combinazione di pendenza + neve + fondo estremamente irregolare. In questa situazione la bici elettrica mi appare molto più debole rispetto alla muscolare. 
Faccio qualche foto (tra cui la presente), godo del silenzio assoluto per qualche minuto, e soprattutto mi chiedo almeno 10 volte cos’altro potrei fare per avanzare ancora un po’. Sgonfio la gomma post. all’indecenza, forse di più di quanto si fa con il trial. Riesco a fare altri 20/30 m. di dislivello e poi incomincio a bloccarmi di nuovo, non c’è modo di proseguire verticalmente. Il mio giro continuerà perciò con una perlustrazione in quota di questa enorme zona desolata che per me è stata veramente affascinante.

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