Job nel letto del torrente Torre (2011)

L' ottimo fondatore di Jobike, Job, ci porta in una delle sue escursioni impossibili, nel letto di un torrente non del tutto asciutto... ne vedremo delle belle!

Il report è del 2011 :-O

Ho voluto approfittare del prolungato periodo di siccità per tentare di percorrere con il mio "trattore" l'ultimo tratto del torrente Torre (ammazza che scioglilingua!), prima che questi confluisca nel fiume Isonzo.

Era da tempo che mi frullava questa idea, ma avevo bisogno appunto che il letto del torrente si presentasse il più asciutto possibile.


Ecco il percorso visto dall'alto (andata e ritorno circa 20km): 



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Noto subito nell'avvicinamento, che in realtà la siccità non è riuscita ad asciugare alcune pozze, speriamo bene...



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Ma eccoci finalmente nel letto del torrente, la prima vista è proprio da deserto: una distesa arida e con temperature elevatissime (siamo sui 35°C almeno), in un sol colpo sembra di aver abbandonato qualsiasi forma di civiltà, gli occhi spaziano solo su una grandissima distesa di pietre, e dire che sull'autostrada soprastante stanno in file con le loro sardomobili migliaia di vacanzieri verso le spiagge della Croazia !



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Avanzare nella pietraia è tutt'altro che facile, il terreno sotto le ruote, anche se non si direbbe alla vista, cambia continuamente, passando da grosso acciottolato con pietre grandi come una mano, a ghiaia fine in cui si affonda, a vera e propria sabbia.
Quindi la velocità mantenibile è estremamente bassa (non più di 10-12km/h, anche perchè la Pug pur dotata di gomme enormi, non è ammortizzata e da buon trattore sobbalza all'aumentare della velocità.
In compenso è inarrestabile e dubito che una mtb normale riesca a girare su questi terreni se non con sforzi immani.



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A tratti il torrente non è del tutto asciutto, ma la parte acquatica sembra, per fortuna, relegata solo sotto gli argini ombreggiati:



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Altra cosa particolare di muoversi nel letto di un fiume è che spaziando all'orizzonte con lo sguardo, sembra tutto piatto, in realtà non è sempre così, in alcuni punti la forza delle acque ha scavato profondi canyon e si creano autentici salti anche di 3 4 metri molto pericolosi se si viaggiasse con una moto ad alta velocità in quanto non si riesce ad avvistarli per tempo e ci si trova a saltare... (ne so qualcosa per esperienze passate).

Nella foto che segue uno di questi muri: non è facile capire che la ruota della bici è praticamente sull'orlo di un precipizio e che il resto del fiume è ben più in basso:



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Purtroppo l'acqua comincia ad essere più presente e mi trovo ad affrontare piccoli guadi, anche se l'acqua è molto bassa, la ghiaia bagnata risulta più soffice e quindi si affonda di più, inoltre i sassi sono scivolosi causa limo e alghe. Non si deve tentennare ma andare decisi e per fortuna c'e' il cyclone a tirarmi fuori con energia .




















Purtroppo pero' arrivo ad un punto in cui l'acqua è più fonda e devo stare attento perche' ne' il cyclone nè la batteria nella borsa sono del tutto stagni .



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Le foto precedenti, come si vede, sono al limite della praticabilità senza dover immergere il motore in acqua. Invece ho incontrato un tratto d'acqua da superare che mi arrivava alla pancia, non sapevo se caricarmi in spalla la pesante cavalcatura col rischio di cadere o se portarmela a fianco col motore spento e la batteria staccata e poi sperare che si asciugasse.

Ma ho risolto grazie ai gommoni della Pug: infatti nell'acqua profonda questi tendono a far galleggiare la bici e quindi con poco sforzo si puo' trasportare la bici a fianco sollevandola il tanto che basta a non bagnare il motore.
Come potete capire non ho potuto documentare la cosa con foto.

L'unica noia è stato poi togliere appiccicose alghe che avevano avviluppato raggi, catena, pignoni.

Avvicinandosi alla confluenza con l'Isonzo, invece, il letto del Torre diviene vastissimo, ma molto pietroso e si vanza lentamente.



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Ma eccoci finalmente alla confluenza: l'Isonzo stesso ha veramente poca acqua, ma che fredda!



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Obiettivo raggiunto, anche se mancava ancora il percorso inverso, con le stesse insidie. Infatti l'unico problema l'ho avuto al ritorno: nel tentativo di scalare un muro di sabbia, sono caduto all'indietro, niente di traumatico, ma da quel momento l'interruttore del manettino del cyclone ha cominciato a fare le bizze, lasciandomi senza motore a singhiozzo. Ma la Pug si è comportata molto bene anche a motore spento viste le marce ridotte di cui è dotata. 

 

Link al report su Jobike

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